Economics
Previdenza complementare: e se gli attori cambiassero ruolo?
Previdenza complementare: e se gli attori cambiassero ruolo?
Pasquale Merella, FRM
Contributo sulla rubrica Dr. Job – Sole24Ore
Un convegno organizzato qualche tempo fa dal Fondo Pensione Pegaso ( dipendenti di servizi di pubblica utilità) dal titolo “Quando il controllo e il rischio diventano opportunità” è stata l’occasione per avanzare una proposta di Assofondipensione (Domenico Proietti, Vice Presidente) sul cambio di ottica nelle relazioni tra gli attori che interagiscono con il Fondo Pensione: la banca depositaria, il service amministrativo e l’advisor.
Ci si domanda spesso quale sia il miglior assetto per la governace di un fondo pensione. Secondo i dati di Assofondipensione, l’attuale configurazione ha retto bene la recente crisi dei mercati finanziari, dunque non rappresenta un problema. Risulta però evidente – come evidenziato anche dal vicepresidente Proietti – che il rilancio del modello della previdenza complementare passa per la scelta di un nuovo paradigma. La banca depositaria non può limitarsi ad un’attività di custodia dei titoli e di registrazione delle transazioni finanziarie, ma deve essere il primo controllore sulle posizioni di portafoglio assunte dal gestore; un controllo sulla qualità dei titoli di debito (si pensi ad obbligazioni senior oppure ai subordinati), sull’ammissibilità di strumenti derivati in portafoglio, giusto per fare un paio di esempi (a tutela dei lavoratori aderenti al Fondo).
Il service amministrativo deve andare oltre il mero calcolo del valore di quota per i Fondi, ma deve poter offrire una completa risposta alle necessità, da parte del Fondo, di effettuare approfondite analisi sulla formazione del valore fra le differenti componenti di portafoglio. Ad esempio, in molte occasioni non risulta chiaro l’effetto delle coperture valutarie per le esposizioni in divise diverse dall’Euro, sulla valorizzazione della quota. Ma forse il ruolo centrale in questo paradigma spetta all’advisor in quanto è l’attore più vicino agli interessi del Fondo. E’ fondamentale superare la concezione dell’advisor visto in un rapporto cliente-fornitore di servizi o di semplice invio di tabelle e numeri; la novità – come ha sottolineato in più occasioni Chianese, Presidente del Fondo Pensione Pegaso – sta nell’ instaurare un rapporto di partnership.
Se il Fondo permette dunque all’advisor di partecipare attivamente alla vita del Fondo, almeno sotto l’aspetto della gestione finanziaria, questi può offrire una visione ed un’esperienza già maturata su più Fondi in modo da poter offrire soluzioni più idonee e coerenti con la realtà specifica del Fondo Pensione. Il ruolo dell’advisor deve essere quello di interlocutore professionale per conto del Fondo, nei confronti del gestore finanziario e degli altri attori come la banca depositaria, al fine di trasmettere i giusti input e di monitorare le situazioni di criticità a tutela del Fondo stesso e dei propri aderenti. Ad esempio, è importante esser consapevoli della differenza fra investimento finanziario ed investimento previdenziale: lo scopo di quest’ultimo è quello di poter garantire, durante gli anni della pensione, un adeguato benessere paragonabile a quello raggiunto durante gli anni di occupazione.
Un’ attenta valutazione delle peculiarità della platea degli aderenti, da parte del Consiglio di Amministrazione del Fondo insieme con l’advisor, permette di individuare al meglio il profilo rendimento-rischio ottimale per raggiungere gli obiettivi previdenziali. Ad esempio, in ottica di asset-liability-management Previvolo, il Fondo Pensione dei piloti, affronta oggi il problema del riassetto di CAI e dei lavoratori in cassa integrazione (i quali non versano alcun contributo, e che in caso di prepensionamento, riscatteranno la loro posizione). Questa situazione comporta dei rischi ben diversi da altri Fondi come ad esempio Pegaso.
Le soluzioni e gli strumenti che l’advisor propone non possono essere i medesimi per tutti i Fondi. Solo con un’evoluzione del rapporto tra i differenti attori verso un’ ottica di partnership si potrà raggiungere un’efficienza tale da portare i Fondi Negoziali ad essere preferiti ai meri prodotti assicurativi PIP o ai Fondi Pensione Aperti. Il 2011 apre l’importante sfida del rilancio delle adesioni, sarà quindi cruciale come i Fondi Pensione Negoziali sapranno presentare la propria offerta ai lavoratori.