Previdenza

 

Quanto la Grecia può impattare la nostra Pensione?

7 Gen, 2015

Quanto la Grecia può impattare la nostra Pensione?

7 Gen, 2015

Pasquale Merella, FRM

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Articolo di commento pubblicato su “il Punto” spazio dedicato al dibattito sui temi di finanza e previdenza nell’ambito dell’evento annuale “Giornata Nazionale della Previdenza” GNP. Qui di seguito il Link: http://www.giornatanazionaledellaprevidenza.it/site/home/il-punto/quanto-la-grecia-puo-impattare-la-nostra-pensione.html

La situazione dei mercati finanziari, con particolare riferimento alle ultime vicende delle Grecia, solleva non poche preoccupazioni riguardo sia il futuro dell’Europa sia l’andamento dei nostri risparmi. Le domande ed i quesiti che ogni investitore si pone riguardano tanto il rendimento ottenibile quanto il rischio di perdite in conto capitale.

Con riferimento al risparmio previdenziale, quale prospettiva dobbiamo considerare e che impatto la situazione attuale di crisi dei Paesi dell’Europa mediterranea possono avere sull’ammontare della nostra (futura) pensione? Andiamo con ordine. Prima di tutto cosa sta succedendo in Grecia di tanto rilevante per il nostro benessere (futuro)? Rispetto al passato, con la creazione dell’Unione Europea ci siamo abituati a considerare le vicende politiche ed economiche dei Paesi nostri “vicini” non più mossi da semplice interesse personale di tipo geopolitico ma da un diretto interesse. La grave situazione greca ultimamente si è manifestata con il mancato accordo sull’elezione del Presidente della Repubblica, cosa per altro successa nel nostro Paese e poi risolta con la rielezione di Giorgio Napolitano.

La differenza con la nostra recente esperienza è data dalla malaugurata conseguenza dello scioglimento del Parlamento greco e quindi dalla necessità di una nuova tornata elettorale. Tale meccanismo, sicuramente democratico, ma poco auspicato proprio in questa particolare fase di difficolta della Grecia che vede una crescente opposizione alle politiche di austherity tanto volute dalla Germania, vede una crescente forza di estrema sinistra, Syriza, guidata dal suo leader Alexis Tsipras. Il programma politico di questa forza emergente non dichiara apertamente l’intenzione di un’uscita dall’Euro ma pone all’ordine del giorno la proposta di una ristrutturazione del debito – arrivato a 175% del PIL – che suona come un “default” tanto temuto dai detentori di obbligazioni quanto dai mercati azionari. L’andamento delle ultime sedute di borsa lascia intendere che il “january effect” (il c.d. effetto gennaio) sarà caratterizzato da un’elevata volatilità.

Le due date importanti da segnarsi sono la riunione del 22 gennaio del Consiglio Direttivo della BCE, che già potrebbe aprire al quantitative easing in versione europea, e quella del 25 gennaio, data nella quale si svolgeranno le elezioni in Grecia. I mercati tuttavia non credono allo scenario più catastrofico di un “crack” dell’Euro. Certo, si è registrato un aumento degli spread, il confronto del nostro BTP con il decennale tedesco si è allargato, creando appunto volatilità. Ma se guardiamo in maniera specifica al CDS (credit default swap), si veda la figura, ci accorgiamo che sicuramente il rischio fallimento è aumentato ma che risulta davvero molto lontano da quota 26 mila dello scorso 2012.

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Fonte: dati Bloomberg, elaborazioni dell’autore.

Ma ecco che se torniamo alla domanda di partenza, ossia che effetto tale situazione può avere sulla nostra situazione previdenziale, la risposta è: dipende. Poniamo tre casi: un aderente ad un Fondo Pensione Negoziale, un lavoratore che tiene il suo TFR in azienda, un individuo che preferisce la pensione “fai da te”.

Per tutti vale la considerazione che la volatilità osservata e quella attesa che probabilmente si verificherà nei prossimi mesi hanno un impatto ridotto nel lungo periodo dato dall’orizzonte pensionistico. Detto questo, chi si è affidato ai Fondi Pensione Negoziali sicuramente è quello che può stare più tranquillo. Per convincerci di questo basta osservare i dati della Covip sulle performance dei Fondi Pensione registrate proprio nel 2012, momento di picco della crisi greca – con riferimento al CDS in figura, toccava le vette più alte del grafico – in media le performance ottenute dalle di previdenza complementare non solo hanno protetto il capitale degli aderenti ma hanno anche fornito un rendimento positivo sull’anno.

Chi invece ha scelto di lasciare il suo TFR in azienda sicuramente non vedrà un effetto diretto della volatilità dei mercati sul suo capitale previdenziale che si rivaluta con una formula fissa, ma subirà un aumento del rischio controparte in quanto scenari di instabilità – peggio se catastrofici – delle economie dei Paesi europei influiscono sulla redditività delle imprese e quindi sulla capacità delle stesse di onorare la “promessa” del TFR.

L’ultimo caso è quello del “fai-da-te”. Pericoloso direi. Amministrare i propri risparmi con ottica previdenziale non è semplice soprattutto se si decide di operare nei mercati finanziari direttamente. L’asset manager professionista – come succede nel caso dei Fondi Pensione – ha accesso a strumenti di copertura e di ottimizzazione di portafoglio non sempre accessibili all’individuo e se anche lo fossero sarebbero sicuramente molto più costosi.

La morale è semplice, non preoccuparsi tanto di una crescita della volatilità dei mercati ma piuttosto di avere un’adeguata copertura del proprio risparmio previdenziale.